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indipendenza energetica
11.12.2025
- 4 min

L’Italia e l’indipendenza energetica: cosa sta succedendo?

indipendenza energetica

Prezzi energetici fluttuanti, incertezze geopolitiche e obiettivi climatici che non possono essere rimandati: i motivi per puntare all’indipendenza energetica sono molteplici. Per l’Italia, tuttavia, il percorso verso la riduzione delle importazioni è più lungo rispetto ad altri paesi. Ma qualcosa si sta muovendo.

Il quadro attuale

L’Italia è uno dei paesi europei che importano gran parte del proprio fabbisogno energetico. Un indicatore della dipendenza dall’estero è la percentuale delle importazioni nette rispetto all’energia totale disponibile: nel 2024 questo valore è sceso dal 74,8% al 73,5%. Tuttavia, l’Italia è ancora lontana dalla media europea del 58% (2023).

Secondo il rapporto annuale del Ministero dell’Ambiente e dell’Energia sulla situazione energetica nazionale, nel 2024 il paese ha importato il 3,1% in meno di energia rispetto al 2023. Si importa soprattutto gas naturale: nel 2024 rappresentava il 95% del fabbisogno totale di 62,2 miliardi di metri cubi. La maggior parte del gas naturale importato proviene dall’Algeria, seguita dall’Azerbaigian e dal Qatar.

La produzione energetica nazionale è aumentata del 2,1% nel 2024, soprattutto grazie allo sviluppo delle energie rinnovabili. Insieme ai biocarburanti liquidi, queste rappresentano il 78% – ovvero 28.800 delle 36.900 chilotonnellate equivalenti di petrolio greggio – dell’energia prodotta in Italia.

Le energie rinnovabili in crescita

Sebbene il mix energetico italiano sia ancora dominato dai combustibili fossili, le rinnovabili assumono un ruolo sempre più importante in tutti i settori: produzione di energia elettrica, produzione di calore e trasporti. Nel 2024 la loro quota sul consumo di energia primaria ha raggiunto il 19,6%.

Nella produzione di energia elettrica, le fonti rinnovabili rappresentano il 41,5%, in netto aumento rispetto agli anni precedenti. Secondo Terna e il GSE, nel 2024 la produzione elettrica nazionale è cresciuta di quasi il 15%. L’energia idroelettrica è aumentata del 30,2%, il fotovoltaico del 17,2%. L’eolico resta un pilastro della transizione energetica, con 13 GW di potenza installata (a fronte di 19,6 GW per l’idroelettrico e 37 GW per il solare).

Politiche e strategie nazionali

Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) è il punto di riferimento per la strategia energetica al 2030. Il documento definisce obiettivi concreti:

  • circa il 40% dell’energia totale da fonti rinnovabili (2024: 19,6%)
  • circa il 65% di rinnovabili nel settore elettrico (2024: 41,5%)
  • quasi il 45% di riduzione delle emissioni di gas serra rispetto al 2005 (2023: 22,3%)

A questi si affiancano le misure del PNRR e strategie nazionali come la Strategia Energetica Nazionale, che rafforzano gli incentivi per operatori privati ed enti locali.

Ostacoli sulla strada verso l’indipendenza energetica

Nonostante la crescita delle rinnovabili, l’obiettivo dell’indipendenza energetica rimane complesso. La produzione da fonti rinnovabili è distribuita in modo disomogeneo sul territorio — fotovoltaico soprattutto al Sud, idroelettrico al Nord — mettendo sotto stress le reti. Senza sistemi di accumulo adeguati, la variabilità naturale di sole e vento può influire sulla stabilità del sistema.

L’Italia rimane inoltre fortemente dipendente dalle importazioni di gas e petrolio. Le crisi geopolitiche, la volatilità dei prezzi e le difficoltà di approvvigionamento dimostrano come la sicurezza energetica richieda più del semplice aumento della produzione nazionale. A questo si aggiungono procedure autorizzative lunghe e complessità burocratiche che rallentano lo sviluppo di nuovi impianti fotovoltaici, eolici e di altri progetti infrastrutturali.

Opportunità economiche e tecnologiche

Il potenziale italiano è significativo: sole, vento, biomasse e geotermia sono risorse ampiamente disponibili. Ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia fossile consentirebbe risparmi annuali di diversi miliardi di euro, fondi che potrebbero essere reinvestiti in infrastrutture e ricerca.

Le innovazioni nelle tecnologie di accumulo — batterie, impianti di pompaggio — e nelle reti intelligenti (smart grid) rappresentano opportunità chiave per migliorare flessibilità e stabilità del sistema.

Anche l’occupazione ne beneficerà: secondo Confindustria Energia, lo sviluppo delle rinnovabili potrebbe creare fino a 250.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, soprattutto nei settori dell’installazione, manutenzione e gestione digitale degli impianti.

Alperia: un esempio di indipendenza energetica locale

Aziende come Alperia dimostrano che l’indipendenza energetica può essere raggiunta anche a livello territoriale, grazie a un mix di idroelettrico, fotovoltaico, calore verde e tecnologie a idrogeno. Oltre a espandere la propria capacità produttiva, Alperia investe in reti intelligenti, sistemi di accumulo, soluzioni digitali e mobilità elettrica, per armonizzare produzione e consumo.

I suoi progetti rafforzano inoltre il valore aggiunto regionale: gli investimenti restano sul territorio, generano occupazione e riducono la dipendenza dai combustibili fossili. In questo modo l’azienda contribuisce non solo alla protezione del clima, ma anche alla stabilità economica locale.

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